Crisi elettorale ad Haiti: il paese potrebbe ritrovarsi senza presidente nei prossimi giorni

Tra tre giorni Haiti potrebbe ritrovarsi senza presidente, mentre il primo ministro si è dimesso ieri e il Parlamento è ridotto a pochi rappresentanti.

Tutto questo è stato generato da una serie di cancellazioni di tornate elettorali che non hanno permesso completare il processo di scelta dei rappresentanti del popolo, mentre le spaccature aumentano e i contrasti, anche violenti, incendiano letteralmente le strade del paese.

Per Termometro Politico Roberto, vice presidente di ColorEsperanza, ha ripercorso i 5 anni del governo del Presidente Martelly tra elezioni cancellate e accuse di colpi di stato. Anni che, anzichè rafforzare il controllo dello Stato, ne hanno indebolito la capacità di incidere sulle sorti della nazione.

Qui trovate l’articolo completo.

Come sapete ColorEsperanza è molta attenta a quello che succede in quelle terre, per questo siamo preoccupati per il possibile evolversi della situazione.

Aristide rientra ad Haiti alla vigilia del ballottaggio presidenziale

Domenica, domani, si vota ad Haiti per il secondo turno delle travagliate elezioni presidenziali, inizialmente previste per febbraio 2010 e poi rimandate a causa del terremoto. Sulla schede gli haitiani troveranno i nomi di Manigat e Martelly, ma gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati monopolizzati dal rientro in patria, dopo 7 anni d’esilio dell’ex presidente Jean-Bertrand Aristide.

Per capire chi è Aristide e che ruolo ha giocato nella storia recente di Haiti. Vi riportiamo un brano tratto dal capitolo Storia dell’isola che ha fatto la Storia dal libro Haiti: l’isola che non c’era, pubblicato dall’associazione ColorEsperanza all’inizio dell’anno. (Maggiori informazioni sul libro qui)

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Ad Haiti si vota, nonostante il terremoto, il colera e gli scontri con i caschi blu

Domenica 28 e Lunedì 30 novembre 2010  Haiti si troverà di fronte alle urne. Un paese che ha sempre conosciuto momenti di tensione in occasione alle elezioni presidenziali, li affronta, ora, con oltre un milione e mezzo di cittadini che vivono in tendopoli più o meno organizzate, liste elettorali vecchie, non aggiornate con i decessi avvenuti nell’ultimo anno, persone dislocate a centinaia di chilometri dalla loro residenza e una presenza massiccia di truppe internazionali che dovrebbero favorire il normale svolgimento, ma che spesso sono causa o pretesto di disordini.

Vi segnaliamo l’articolo scritto dal presidente di ColorEsperanza per PeaceReporter