Le ripercussioni del colera sui lavoratori haitiani in Repubblica Dominicana

Abbiamo letto, nei giorni scorsi, una notizia che ci ha preoccupato. Il Governo dominicano avrebbe, infatti, emanato un provvedimento che impedirebbe l’assunzione di lavoratori haitiani nei settori dell’edilizia e del turismo. Poiché in Repubblica Dominicana risiedono circa un milione di haitiani, molti dei quali vivono di lavori alla giornata, questo vorrebbe dire un grave colpo per le loro possibilità di sussistenza.

Per cercare di capire meglio la situazione abbiamo chiesto aiuto ai nostri amici di Oné Respe che da molti anni lavorano con gruppi di uomini haitiani nelle periferie delle principali città dominicane. Prontamente ci hanno inviato un numero speciale del “Viralata” il loro bollettino di informazione e analisi.

Nella coda del colera

Il titolo di apertura del giornale Listin Diario dell’edizione del 18 novembre iceva: “Il Governo proibisce contrattare lavoratori haitiani: la misura è parte di un insieme di azioni per combattere il colora”. Già il 19, la stampa lasciò da parte il tema, però quel 18, quello che il Listin proclamava ha provocato domande, spaventi, inquietudini, sospetti poichè speculammo che una misura come questa avrebbe supposto cambiamenti drastici, radicali, nella politica del governo dominicano rispetto alla popolazione haitiana presente nel paese. Siccome era necessario confermare di cosa si trattassa consultammo altri giornali. Con nostra meraviglia il tema era trattato di una forma molto diversa.

Cosa dicevano gli altri giornali nazionali su questa decisione tanto forte e carica di conseguenze? Ne’ il giornale HOY ne’ El Caribe, per menzionarne alcuni, informarono quel giorno della proibizione di contrattare haitiani, ne’ nei titoli, ne’ negli articoli che riportavano le dichiarazioni alla stampa del Ministro della Salute, Bautista Rojas Gomez, a cui si riferiva anche il Listin Diario, dopo la riunione presieduta dal presidente Fernandez per approntare le misure di controllo e prevenzione alla diffusione del colera nel paese.

Il titolo della rassegna che pubblicò El Caribe di queste dichiarazioni dice: “Autorità intensificano le misure contro i colera”. Mentre il periodico HOY: “Governo dispone rafforzare le misure di prevenzione al colera”.

Sono altri gli accenti. Gli articoli in questione pongono in rilievo la differenza di punti di vista e differenti versioni. Il Listin Diario reiterava “proibiscono contrattare manodopera haitiana nel settore edilizio”, limitazione, quella del settore, che non aveva riportato in prima pagina, lasciando l’impressione che il divieto si riferisse a tutti i lavoratori haitiani.

El Caribe segnala, a tal rispetto, che “le autorità sanitarie del paese e gli impresari turistici e dell’edilizia si accordarono per non contrattare, per il momento, ulteriori haitiani, come forma per evitare il colera”. Infine HOY precisa che questi settori si accordarono per non incorporare nuovi lavoratori haitiani, per ora. Questo è molto distante, nella sua natura e dimensione, da ciò che afferma il Listin Diario in forma irresponsabile. Si tratta di un accordo tra settori economici e il governo per ristringere a “nuovi lavoratori haitiani”, qualsiasi cosa si intenda con questo. Non è una misura officiale che proibisce l’utilizzo di manodopera haitiana.

Chi legge il titolo del Listin Diario e non ha occasione di confrontarlo con altre versioni può rimanere con l’impressione che il governo dominicano adottò misure drastiche per separare tutti i lavoratori haitiani del paese dai loro impieghi, negare loro l’accesso agli stessi, escluderli in forma obbligata. Chi solo legge il titolo può concludere che “escludono” i lavoratori haitiani dai loro lavori perchè “portano” il colera.

Certamente la misura che restringe il lavoro di lavoratori haitiani è discriminatoria. Questo accordo nega l’accesso al lavoro a questi lavoratori per la loro condizione di nazionalità. in questo senso viola ciò che stabilisce la Costituzione, il Codice del Lavoro e numerosi accordi internazionali. E’ una misura discriminatori pregiudiziosa. Ammette il ricorso ad espedienti per trattare in forma diseguale le persone a seconda della loro origine al momento di regolare le condizioni di lavoro. E’ legale e lagittima questa pratica proposta di negare il lavoro ai lavoratori haitiani solo per essere haitiani?

E nei dettagli di questa misura si deve chiedere: chi si può considerare lavoratore “nuovo”? “Nuovo”, nel paese, nella zona, nella relazione lavorativa con un determinato datore? Chi determina questo? Chi lo stabilisce al momento di negoziare una contrattazione? A favore di chi gravita questa distinzione?

Senza dubbio, il titolo del giornale e le misure adottate contribuiscono definitivamente a favorire vecchi e nuovi stereotipi. Nella costellazione che conformano il pregiudizio xenofobo antihaitiano, l’associazione tra haitiani e malattia, dell’haitiano come portatore di malattie, e, quindi, come minaccia, sono una delle manifestazioni principali. Il titolo e le misure restrittive rafforzano questo stereotipo, l’accettazione pregiudiziale del binomio haitiano-colore, l’associazione dell’haitiano, soprattutto dell’haitiano povero, come trasmissore e portatore del colera, e quindi, come minaccia per la popolazione haitiana. Per estensione, fomenta, contribuisce a creare un clima di opinione che favorisce la segregazione di questa popolazione, la imposizione di controlli ferrei su questa o, in caso estremo, la sua espulsione.

Titoli e misure come questi alimentano un’attitudine di ostilità e rifiuto contro la popolazione haitiana, nel paese e in Haiti, che può sfociare in atti di violenza contra questa come successe in Barahona.

La misura è inadeguata: non risolve nulla e complica molto. Apporta poco o nulla alla prevenzione della diffusione del colera. Proporre la restrizione momentanea dell’impiego di “nuovi lavoratori haitiani” risponde, forse, alle preoccupazioni del settore turistico, alla sua intenzione, plausibile, di mostrare che “si stanno prendendo misure”, timoroso delle conseguenze delle notizie sul colera per il proseguo della stagione turistica. Però è una misura da “vetrina”, difficile da eseguire, che promette magri risultati, tanto poveri come quelli che otterrà la richiesta del Ministro della Salute agli impresari del turismo e dell’edilizia di notificare “se qualcuno dei lavoratori attuali cambia luogo”. (di lavoro? di residenza? non lo sappiamo)

La preoccupazione di fondo è quella del controllo. La necessità di controllare i migranti, la frontiera, di chiuderla, propongono alcuni, di controlli sanitari, di impedire il passaggio, il passaggio di persone, speranze, merci di qualsiasi tipo, è un elemento ricorrente e centrale delle proposte che arriva alla stampa in questi giorni. Prevale un clima di opinione che non favorisce la situazione, la presenza, il godere di diritti e le aspettative della popolazione di immigrati poveri. Al contrario, aumenta la loro vulnerabilità, il potenziale di violenza della quale possono essere oggetto: sono tempi difficili per la solidarietà.

E in questa congiuntura molto delicata il Listin Diario pubblica un titolo in prima pagina che afferma che il Governo proibisce la contrattazione di manodopera haitiana come parte delle misure per prevenire il colera. Fu un errore inavvertito, una distrazione, quel titolo del Listin? Fu una inesattezza.

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